Comunicato stampa – Staffetta UDI a Lecce

PARTE IL 25 NOVEMBRE LA “STAFFETTA CONTRO LA VIOLENZA”

PROMOSSA DALL’UDI – UNIONE DONNE IN ITALIA

L’ANFORA, SIMBOLO DELL’INIZIATIVA, NEL SALENTO DAL 24  AL 30 GENNAIO 2009

 

Passerà anche dal Salento la “Staffetta di donne contro la violenza sulle donne” promossa dall’Udi – Unione donne in Italia: un evento che durerà un anno per denunciare la violenza che ogni giorno ci colpisce nelle sue forme più svariate, dalle più eclatanti alle più subdole. Colpisce bambine e donne di ogni età, colpisce sposate, single e lesbiche, colpisce donne coraggiose come Malalai Kakar, missionarie laiche e suore. Colpisce in ogni parte del mondo.

In partenza da Niscemi il 25 novembre 2008, la Staffetta sarà nel Salento dal 24 al 30 gennaio 2008, toccando i comuni di Presicce, Sannicola, San Cesario di Lecce, Lecce, Trepuzzi, poi continuerà in tutt’Italia per approdare, il 25 novembre 2009, a Brescia: da Niscemi, dove è stata assassinata Lorena, a Brescia, dove è stata sgozzata Hiina, per dire che la violenza sulle donne deve finire. Vogliamo dirlo non solo nelle grandi manifestazioni, nelle grandi città, nei comunicati stampa, ma anche in provincia, nei paesi, nei piccoli centri. Con questa iniziativa vogliamo dire basta alla violenza sessuata e al femminicidio.

L’Istat nel febbraio 2007 ci ha detto che sono 14 milioni, in Italia, le donne oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica; che i soprusi sono commessi soprattutto dal partner e che, tra i 16 e i 50 anni, tra le cause di morte la violenza viene prima di malattie o incidenti stradali.
Noi sappiamo che la violenza sessuata va ben oltre i numeri e la qualità delle statistiche ufficiali. Nel 2006 abbiamo promosso una prima Campagna nazionale per attirare l’attenzione di tutti, comprese le istituzioni, su quella che è avvertita come una vera e propria emergenza. E l’abbiamo chiamata  “Stop al femminicidio”. Femminicidio è parola ancora assente nei dizionari della lingua italiana. Feminisidio viene coniata a Ciudad Juarez, una città messicana ai confini con gli USA, dove dal 1993 ad oggi, 413 donne sono state uccise e 600 sono scomparse. UDI l’ha fatta propria, traducendola in femminicidio e ne ha assunto il senso politico usandola in ogni occasione: manifestazioni, volantini, comunicati. Così, piano piano, è entrata nel linguaggio comune. Femminicidio: cioè uccisione di donne per mano di uomini. In genere gli assassini sono fidanzati, mariti o ex, ma anche padri, fratelli, conoscenti, solo qualche volta estranei. Era necessario dare il nome appropriato a questo fenomeno terribile, che altrimenti rischiava di passare come un qualsiasi altro fatto di cronaca nera.

Per  contrastare ogni più piccolo germe di questa normale malattia, occorre che le donne siano unite: se non è mai capitato di prendere delle botte, non per questo possiamo lavarcene le mani. Dobbiamo guardare a quella donna picchiata con altri occhi: quella donna siamo Noi. Non possiamo pretendere che lei da sola faccia quello che noi tutte non riusciamo a fare: far smettere agli uomini di essere violenti. Quella donna, come noi, se ha un lavoro è precario e spesso  sottopagato, almeno rispetto a quello equivalente di un uomo; se ha una casa spesso ce l’ha insieme a un uomo e ai figli. Se poi quella donna si rivolge alle istituzioni, quali risposte troverà se ovunque si decide, compreso il  Parlamento,  le donne sono pochissime?

Esiste una nazione di donne che può apparire invisibile e senza corpo, che tuttavia noi tutte vediamo e riconosciamo ogni giorno e ogni momento. Vogliamo riconoscerci come cittadine, pur diverse per territorio, lingua, etnie e status sociale e culturale, per affermare l’esercizio pieno e uguale del nostro diritto di cittadinanza paritaria ovunque nel mondo.

Simbolo e testimone della Staffetta, che attraverserà l’Italia passando di mano in mano, è  un’anfora con due manici, così che la possano portare due donne. Questo gesto di “portare insieme” vuol proprio significare l’importanza della relazione, della solidarietà, della vicinanza tra noi su tutti i temi che ci toccano profondamente. In ogni luogo in cui la Staffetta passerà, le due donne che l’hanno avuta in consegna la consegneranno ad altre due pubblicamente. Intorno si muoveranno iniziative pubbliche come dibattiti, mostre, seminari, proiezioni video. L’anfora, al suo passaggio, diventerà una testimone “viva”, perché le donne potranno infilarvi un biglietto con pensieri, immagini, denunce, parole.

Intanto, il 25 novembre, l’UDI sarà nelle aule dei consigli comunali, nell’Università e nelle scuole per dire che la violenza sessuata stravolge i rapporti tra i generi. E per dire che nessuna convivenza civile e democratica è possibile se non si stabiliscono rapporti civili tra uomini e donne. E’ un fatto politico che tante donne, singole e organizzate, abbiano aderito alla nostra Staffetta. Ed è significativo che Sindaci di diversa appartenenza politica abbiano messo a disposizione le aule consiliari come sedi per l’avvio della Staffetta. Così come è importante la disponibilità da parte di alcuni Presidi a farci entrare nelle Scuole per parlare a ragazzi e ragazze della violenza sessuata e del femminicidio. Altrettanto significativa la mobilitazione di tante giovani donne che stanno lavorando per la riuscita dell’evento.

C’è molto del Salento in questa staffetta: la stessa anfora è stata realizzata nella nostra provincia e una delle due donne dell’Udi nazionale che hanno il compito di coordinare la staffetta – Enza Miceli – è salentina e la responsabile della locale sezione Udi Macare: il 25 novembre Enza sarà a Niscemi a a consegnare l’anfora per l’avvio della staffetta.

La staffetta potrà essere seguita tappa dopo tappa sul sito dell’Udi www.udinazionale.org  e da dicembre sulla rivista “Confidenze” e sul mensile “Noi Donne”.

Per contatti ed adesioni nel Salento, è possibile scrivere a: udimacaresalento@gmail.com.

Lecce, 24 novembre 2008

Udi Macare Salento

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