Intervista a Pina Nuzzo per Noi Donne

Tre giorni di scuola politica a Lecce per parlare di violenza, delle sue radici, dei mezzi e delle leggi per contrastarla.


Di momenti così c’è bisogno e, peraltro, di momenti “veri”, aldilà dell’oggetto della riflessione. L’impressione che si ha su tanti convegni, seminari ed incontri, è che l’approdo e le conclusioni siano già dati e che lo scopo sia quello eminentemente propagandistico del mostrarsi.
Il bisogno di riflettere, confrontarsi e discutere, nella scuola di Lecce è stato il vero protagonista.
Una proposta che va quindi ripetuta, uno sforzo organizzativo ripagato?

Pina Nuzzo: Si questa è un’esperienza da rifare, anzi stiamo già lavorando per il prossimo anno. Voglio spendere due parole sul perché abbiamo pensato ad una scuola, quando di scuole estive ce ne sono già tante e di qualità. Personalmente sono partita dalla certezza che alle donne , alle più giovani, ed anche quelle meno giovani che sono arrivate dopo il femminismo interessa un luogo fisico, oltre che simbolico della politica. Per la sua storia e per la sua tradizione l’Udi può rappresentare tutto questo. Uno spazio dove si può apprendere, non solo dai documenti del nostro ricco e prezioso archivio, ma anche dall’esperienza e dal racconto delle donne. Abbiamo quindi scelto di riprendere in mano la violenza sessuale a partire dalla legge di iniziativa popolare che ci vide impegnate insieme al movimento femminista nella raccolta di firme. La scuola è uno dei momenti in cui si realizza la fisicità dell’Udi, oltre le sue sedi.Insieme alle ragazze, che sono state tante, abbiamo cercato di ripercorrere i passaggi teorici e politici che a suo tempo ci appassionarono e di leggerli. A loro è stato chiesto di scegliere nell’Archivio i materiali, a loro è stato chiesto di esporsi nel giudizio ma anche nel racconto della loro esperienza. A loro come a tutte.

La violenza è lo svantaggio imposto alle donne, peraltro in tutte le culture. Ma la scuola di Lecce non è forse stata importante solo perché ha affrontato “la madre di tutte le oppressioni, ma, mi sembra anche perché rappresenta una proposta organizzativa per l’Associazione. Tu cosa pensi?

Pina Nuzzo: Come sempre una donna dell’Udi può essere sostenute dalla tradizione ma anche intrappolata se non la reinterpreta alla luce dei tempi e delle necessità dei soggetti che avanzano. Ma trovo che ai nuovi soggetti giovani, immigrate o nuove emancipate- va mostrata con chiarezza la forma organizzativa che ci siamo date. Forse noi vecchie dell’Associazione dobbiamo darci più credito reciproco ma anche esporci di più e non stare dentro i dico e non dico, faccio e non faccio che non hanno nulla a che vedere con il nostro Statuto quanto con un malinteso senso dell’appartenenza.

Si può a questo punto della vita dell’associazione, delle novità nate tra le donne, della ripresa di attacchi mirati alle conquiste femminili nel nostro paese, proporre un bilancio di medio termine?

Pina Nuzzo : da domani, anzi da ieri, è urgente riparlare pubblicamente della violenza e dello stupro per come si presenta oggi cercando il confronto chiaro con le altre , fuori dagli schieramenti. L’opposizione alla violenza sessuata non è appannaggio di una sola parte politica ma un atto di guerra del patriarcato , a qualsiasi latitudine, per tenere a bada le donne. Quindi dobbiamo allargare il dialogo ed il confronto con tutte le donne che vogliano contrastarla, non possiamo permetterci chiusure e pregiudizi. Piuttosto cominciamo a chiedere agli uomini che si dichiarano dalla parte delle donne parole e prese di posizione pubblica nei confronti del loro genere. Come non possiamo restare in silenzio di fronte a teorizzazioni, anche di donne, che rappresentano le donne nelle varie culture come un po’ libere , un po’ meno maltrattate, un po’ più di qua e un pò meno di là. Noi facciamo politica e la nostra libertà non è una principio ma una condizione. Dobbiamo infine fare ricorso alla sapienza che abbiamo accumulato in questi anni per obbligare le istituzioni a fare tutto quello che è in loro potere per contrastare realmente il femminicidio.

Per finire mi sembra che la scuola di Lecce confermi che lo stile dell’autofinanziamento, le stesse modalità “circolari” del confronto non siamo dettagli, ma parte della sostanza politica con cui l’Udi debba confrontarsi nuovamente in modo più diffuso.
Pina Nuzzo: Chi è venuta alle Costantine, la tenuta di rara bellezza che ci ha ospitato a pochi chilometri da Otranto in provincia di Lecce, lo ha fatto di sua iniziativa e quindi ha pagato la quota di iscrizione, anche le organizzatrici. La cartella, il materiale, le fotocopie sono state sponsorizzate da imprenditrici del posto. Ci hanno sostenuto e in alcuni casi anche partecipato: la fruttivendola, l’estetista, la parrucchiera… Non dovendo rimborsare nulla non abbiamo dovuto – né voluto- ricorrere a forme di finanziamento legittime come quelle istituzionali ma ,spesso, asfissianti.
Tutto questo non ha azzerato ovviamente la disparità tra le presenti, ma ci ha obbligato a farla agire in concreto, trovando le parole giuste per comunicare tra noi.
Una circolarità quindi che si tradurrà nei rapporti e nelle iniziative che prepareranno il prossimo appuntamento.

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